Quali sanzioni si pagano per l’errata dichiarazione di successione o, ancora, in caso di presentazione in ritardo rispetto ai termini di legge? Sebbene non tutti ne siano al corrente, anche la successione ha una scadenza: deve essere infatti effettuata entro 12 mesi dal suo avvio, che normalmente coincide con la data di decesso del parente di cui si è eredi.
In linea generale, le multe possono arrivare anche al 240% dell’imposta dovuta, tuttavia vi è la possibilità di avvalersi del ravvedimento operoso, per rimediare a eventuali ritardi o errori.
Quali sono gli errori più comuni nella successione
La dichiarazione di successione è un adempimento obbligatorio alla morte del parente di cui si è eredi, così come previsto dal Testo Unico 346 del 1990, inerente alle disposizioni concernenti l’Imposta sulle Successioni e sulle Donazioni. La legge prevede che la dichiarazione sia presentata all’Agenzia delle Entrate entro 12 mesi dall’avvio della stessa procedura, fatta eccezione per i casi in cui la successione non è obbligatoria. In genere, la data di inizio della successione corrisponde con quella di decesso del parente.
Attraverso la dichiarazione di successione, gli eredi riportano al Fisco il patrimonio del defunto, comprensivo di beni quali immobili, conti correnti, depositi bancari, obbligazioni e altri titoli azionari, beni mobili di vario valore - automobili, opere d’arte e via dicendo - nonché partecipazioni azionarie. Durante questo complesso processo, non è quindi insolito imbattersi in errori e dimenticanze. Fra i più comuni, si elencano:
- la dichiarazione omessa, ovvero gli eredi non informano l’Agenzia delle Entrate della successione;
- la dichiarazione tardiva, cioè consegnata oltre i termini di legge;
- l’omissione di beni immobili e mobili, quindi non riportati all’interno della dichiarazione;
- la valutazione errata del patrimonio, ad esempio con l’attribuzione di un valore inferiore a quello reale per beni un tempo in possesso del defunto;
- l’errato calcolo delle imposte, in particolare sull’imposta di successione o, ancora, quelle catastali o ipotecarie in caso di immobili.
Come facile intuire, tutte queste categorie di omissioni, ritardi ed errori comportano delle sanzioni, in alcuni casi anche molto gravi.
Cosa succede se si sbaglia la dichiarazione di successione?
Così come già anticipato, in caso di errori nella dichiarazione di successione o in presenza di ritardi e omissioni, si rischia di dover corrispondere delle sanzioni molto salate all’Agenzia delle Entrate. L’entità dipende dal tipo di violazione in cui ci si imbatte, così come dal tempo trascorso.
Come calcolare le sanzioni di successione per ritardi e omissioni
La prima fattispecie di sanzioni riguarda l’omessa o tardiva dichiarazione di successione, così come previsto non solo dal Testo Unico sulle Imposte di Successione e sulle Donazioni, ma anche dal Decreto Legislativo 472 del dicembre 1997, in materia di sanzioni tributarie. È però necessario sottolineare che, per effetto del Decreto Legislativo 87 del 14 giugno 2024, sono previste delle multe rinnovate per le violazioni registrate a partire dallo scorso primo settembre.
In linea generale, per le violazioni accertate antecedenti all’1 settembre 2024
- dal 120% al 240% dell’imposta dovuta completamente omessa. In caso l’imposta non fosse dovuta, si dovrà comunque corrispondere dai 250 ai 1.000 euro per la mancata comunicazione all’Agenzia delle Entrate;
- dal 60% al 120% dell’imposta dovuta, se la dichiarazione viene presentata con un ritardo non superiore ai 30 giorni. Anche in questo caso, se l’imposta non è dovuta, si pagherà comunque una multa dai 150 ai 500 euro.
Per le omissioni dal primo settembre, invece:
- la sanzione per dichiarazione completamente omessa passa a un massimo del 120% sull’imposta, mentre rimangono invariati i corrispettivi se l’imposta non fosse dovuta;
- per i ritardi inferiori ai 30 giorni, la sanzione passa al 45%, mentre rimangono identiche le quote qualora l’imposta non fosse dovuta.
Se la dichiarazione viene presentata entro i termini, ma gli eredi non provvedono al pagamento dell’imposta, la sanzione è del 30%.
Come calcolare le sanzioni per dichiarazione errata o infedele
Pur presentando la dichiarazione di successione entro i termini previsti, può capitare di imbattersi in errori o, ancora, di riportare in modo infedele il valore del patrimonio o dei beni appartenuti al defunto.
In presenza di errori, ma di presentazione entro le scadenze di legge, il calcolo della sanzione viene determinato in base alla data dell’accertamento. Per le dichiarazioni infedeli antecedenti al primo settembre 2024, si dovrà pagare:
- dal 100 al 200% della differenza d'imposta dovuta, per omissione o dichiarazione infedele di elementi rilevanti per la liquidazione o la riliquidazione dell’imposta;
- se l’errore non modifica la determinazione dell’imposta, la sanzione da corrispondere sarà compresa tra i 258 e i 1.032 euro.
A partire da settembre 2024, invece:
- la differenza d'imposta dovuta, per omissione o dichiarazione infedele di elementi rilevanti, passa all’80%;
- se l’errore non modifica la determinazione dell’imposta, la multa diventa dai 250 ai 1.000 euro.
In entrambi i casi, è possibile dimezzare la sanzione comminata se il pagamento avviene entro 60 giorni dall’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Sanzioni per successione tardiva oltre ai 5 anni
Cosa accade se la mancata dichiarazione di successione, oppure la sua presentazione infedele, è avvenuta a più di 5 anni dalla scomparsa del parente? In questo caso, è utile sapere che esiste un termine di decadenza per la notifica dell’accertamento.
L’Agenzia delle Entrate è autorizzata a effettuare accertamenti e comminare sanzioni proprio entro cinque anni, dopo questa data potrà essere richiesto il pagamento dell’imposta omessa o non completa, tuttavia non sarà possibile applicare le relative multe.
Quanto detto vale anche per dichiarazioni omesse o infedeli superiori ai cinque anni - si pensi, ad esempio, alla successione non fatta dopo 20 anni. Non potranno quindi essere comminate sanzioni, tuttavia è bene ricordare che la successione stessa potrebbe essere non considerata valida per gli eredi: il termine di legge per l’accettazione, infatti, è di 10 anni.
Il ravvedimento operoso della dichiarazione di successione
Il sistema fiscale italiano prevede la possibilità di ravvedimento operoso, quindi di regolarizzazione spontanea della propria regolarizzazione, anche in presenza di omissioni o errori nella dichiarazione di successione. Tramite questo istituto, il contribuente può comunicare all’Agenzia delle Entrate le proprie violazioni prima dell’accertamento da parte dello stesso Fisco, approfittando così di sanzioni ridotte.
Anche nel caso del ravvedimento operoso, il Decreto Legislativo 87 del 14 giugno 2024 ha introdotto alcune novità: la base sanzionatoria rimane la medesima, ma vi sono alcune specifiche ulteriori.
Quanto si paga per una rettifica di successione
In caso si volesse approfittare del ravvedimento operoso, e quindi rettificare la propria posizione, le sanzioni sono comminate in base al ritardo accumulato rispetto alla dichiarazione omessa o infedele. Nel dettaglio, si paga:
- 1/10 dell’imposta dovuta entro 30 giorni dalla scadenza dei termini di legge;
- 1/9 entro 90 giorni;
- 1/8 della sanzione minima entro un anno;
- 1/7 della sanzione minima entro due anni;
- 1/6 della sanzione minima oltre i due anni;
- 1/5 della sanzione minima se la regolarizzazione avviene dopo la contestazione della sanzione.
La normativa 2024 aggiunge alcune specifiche, così come già anticipato, in particolare sullo schema di atto, ovvero alla comunicazione formale che l’Agenzia delle Entrate invia al contribuente prima della definizione effettiva della sanzione. Nel dettaglio:
- per la sanzione a 1/7 del minimo, la riduzione è possibile anche oltre un anno dall’omissione dell’errore, quando non è prevista dichiarazione periodica;
- per la sanzione da 1/6, viene specificato che la regolarizzazione può avvenire anche dopo la comunicazione dello schema di atto, purché non preceduto da un verbale di constatazione e senza che sia stata presentata istanza di accertamento;
- per la sanzione da 1/5, viene aggiunto che la regolarizzazione deve avvenire prima della comunicazione dello schema di atto;
- viene infine aggiunta la sanzione da 1/4, se la regolarizzazione avviene dopo la comunicazione dello schema di atto.
Il pagamento del ravvedimento avviene tramite F24 e, oltre alla sanzione, bisognerà riportare anche gli interessi in base ai giorni di ritardo. Il consiglio è quello di farsi assistere da un esperto commercialista.
Contributo di Marco Grigis del 26/09/2024